Una piccola storia dell'esperanto di Nicolino Rossi

Una piccola storia dell'esperanto di Nicolino Rossi

Per gentile concessione della rivista Micromega (https://www.micromega.net/mappe-del-nuovo-mondo-carol-oates-william-auld-e-nicolino-rossi/)

L’Esperanto

(dal sogno di un bambino a lingua di scrittura letteraria)

di Nicolino Rossi

(sube la esperanta versio)

Il sogno di un bambino, nato verso la metà del diciannovesimo secolo in una famiglia ebrea nella Polonia orientale, dà inizio ad un’avventura affascinante che dura tuttora: è l’avventura della Lingua internazionale Esperanto. Il fanciullo è Lejzer Ludwik Zamenhof che nasce il 15 Dicembre 1859 a Bjałystok, nella Polonia orientale, allora sotto l’impero russo, primogenito di Markus e Rozalija Sofer. Il piccolo Lejzer sarà quel giovane medico oculista, che sotto lo pseudonimo di Doktoro Esperanto pubblicherà, nel luglio del 1887, un libricino grigio di una quarantina di pagine dal titolo, in russo e nella nuova lingua: Lingua internazionalePrefazione e manuale completoPer russi. – Varsavia, Kelter, 1887. Questo suo progetto di lingua pianificata, basato sul lessico delle più importanti lingue europee, verrà ben presto conosciuto col nome di lingua del Dottor Esperanto, o semplicemente lingua Esperanto. Il sogno di una lingua unica per tutta l’umanità prende vita nella mente del piccolo Lejzer fin dalla primissima infanzia. Mentre riceve in famiglia un’educazione fondata su principî etici che gli uomini siano tutti fratelli, il tessuto sociale della piccola Bjałystok, in cui vive, mostra il volto contrario.

 

Conflitti e dispute sono uno scenario frequente sulle strade della piccola città con una popolazione composta di etnie diverse: polacchi, ebrei, tedeschi, russi, lituani. Educato in una famiglia plurilingue, il piccolo Lejzer è sensibilissimo all’elemento linguistico che permea il tessuto della comunità urbana che lo circonda. In casa, il padre Markus, insegnante di tedesco e francese, parla russo mentre l’yiddish è usato dalla madre Rozalija. In tenera età Lejzer già parla correntemente il russo, il polacco, il tedesco, ha un’ottima conoscenza del francese e sa leggere l’ebraico della Bibbia.

 

Già verso i sei anni, Lejzer nota quanto sia diversa la realtà fuori dalle mura di casa, e ne sente profondo dispiacere, quasi un intimo “dolore per il mondo” per le continue dispute, anche sanguinose che scoppiano qua e là nella città. Lo sconforto di un bambino, per una tragedia umana più grande di lui, gli suscita un solo sogno incrollabile: “Quando sarò grande, farò una lingua facile e semplice, uguale per tutti, perché tutti possano capirsi”. Questo sogno segreto accompagna la sua adolescenza e giovinezza di liceale a Varsavia, ove impara anche il greco, latino ed inglese, e lo spinge allo studio e ricerca di una lingua mondiale basata sul patrimonio lessicale delle più conosciute lingue europee, strutturato in una grammatica semplificata all’essenziale. Così fra il 1878 ed il 1887, attraverso tre stadi successivi di elaborazione, egli giunge alla stesura definitiva della nuova lingua pianificata che lui chiama Lingvo internacia, ossia Lingua internazionale.

 

Pronta la lingua, bisogna lanciarla. La pubblicazione del Unua libro, il Primo libro della Lingua internazionale, avviene il 26 luglio 1887 a Varsavia, dopo aver superato difficoltà finanziarie e di censura: da quel giorno il sogno del fanciullo di Bjałystok è realtà: l’Esperanto vive, si diffonde, si arricchisce, diventa nel volgere di pochi decenni lingua di comunicazione e di scrittura creativa per centinaia, migliaia di parlanti in tutti i continenti, appartenenti alle culture più diverse. Soltanto dopo diciotto anni di esistenza, un nulla nella vita di una lingua, ha luogo un primo raduno internazionale di quasi 900 esperantisti, a Boulogne-sur-Mer, in Francia, nell’agosto del 1905. È il primo Universala Kongreso, ossia Congresso Mondiale dei parlanti di questa lingua. Fino a quel momento un mezzo di comunicazione essenzialmente scritto e raramente parlato riceve qui la sua investitura anche di lingua orale, chiara e di gradevole sonorità. I Congressi Universali di Esperanto si susseguiranno ogni anno, spesso con migliaia di partecipanti, con le sole interruzioni delle due grandi guerre, in città diverse del globo. L’Italia avrà l’onore di ospitare, quest’anno, il 108° Congresso Universale di Esperanto, a Torino dal 29.07 al 05.08.2023

 

Gli esperantisti, organizzati in numerosi gruppi locali, nazionali e transnazionali, associazioni di categoria, nel corso di poco più di 130 anni hanno conosciuto molti traguardi prestigiosi: all’Esperanto sono venuti riconoscimenti dalla Società delle Nazioni negli anni 1921-22; risoluzioni dell’Unesco ad esso favorevoli, nelle Assemblee Generali di Montevideo 1954 e di Sofia 1985, status di relazioni consultive della Universala Esperanto-Asocio con l’ONU, nei decenni più recenti. Tuttavia il movimento esperantista ha vissuto anche persecuzioni ad opera di regimi totalitari, con molti inevitabili martiri: fra questi i familiari del Dott. L. L. Zamenhof, il figlio Adamo fucilato dai nazisti nel 1940, le figlie Lidia e Sofia morte, qualche anno dopo, nei nefasti forni crematori del regime hitleriano. Non meno crudeli ed infondate, verso molti semplici esperantisti, furono le purghe staliniane in Russia: 
Eugenio Miĥalski (1897-1937), il poeta esperantista russo, cantore dell’amore, della rivoluzione proletaria e dei nobili sentimenti, fu giustiziato nel 1937, dopo l’abituale processo farsa di quel regime.

Tuttavia una lingua-ponte, un codice di semplice comunicazione transnazionale, diventa ben presto una lingua di espressione letteraria. Lo stesso Dott. L.L. Zamenhof intuisce subito che la nuova lingua va consolidata ed arricchita con la creazione di testi letterari di ottima qualità, e soprattutto, con traduzioni di opere classiche dalla letteratura mondiale. Pertanto, dedica fin dagli inizi molto impegno alla traduzione letteraria, scegliendo opere teatrali che possano essere anche declamate, e se recitate, diventino modello orale di una lingua ancora poco parlata. Appaiono le sue traduzioni in Esperanto di Amleto di Shakespeare (1894), L’ispettore generale di Gogol (1907), Ifigenia in Tauride di Goethe, I masnadieri di Schiller,  Giorgio Dandin di Molière (1908).

 

Fin dai primi anni del Novecento, scrittori e poeti di etnie diverse, dotati di notevole talento creativo, cominciano ad utilizzare l’Esperanto per comporre opere originali in prosa e poesia, raggiungendo ottimi livelli di espressività ed innovazione linguistica: tali sono gli scrittori Antoni Grabowski (1857-1921) e Kazimierz Bein (1872-1959), per citarne solo due. C’è ben presto un fiorire di correnti letterarie esperantofone e si sente la necessità di fondare organi di stampa che ne guidino le linee creative. Nascono le prime riviste culturali in Esperanto: la prima sarà La Revuo (la Rivista) redatta a Parigi dal 1906 al 1914 anche con la collaborazione di Zamenhof. Nel 1922, a Budapest, nasce una delle più prestigiose riviste letterarie in Esperanto, col titolo di Literatura Mondo, (Mondo Letterario) che sarà anche un’Editrice nel campo della letteratura esperanto, sotto la redazione attenta e puntigliosa di un geniale poeta, scrittore, traduttore e grammatico esperantista, l’ungherese Kálmán Kalocsay (1891-1976), attorno alla quale graviteranno, per un ventennio, le migliori penne della scrittura creativa, tanto da essere chiamato il periodo della Scuola di Budapest, nella storia della letteratura originale esperanto.

 

La Seconda guerra mondiale spegne o frena molte relazioni culturali, ma già negli anni cinquanta c’è un rigoglioso fiorire di scrittori e poeti che compongono in esperanto. Primeggia fra questi lo scozzese William Auld (1924-2006), che pubblica nel 1952 le sue poesie in esperanto nel volume Kvaropo (Quartetto), assieme ad altri tre poeti esperantofoni dell’area britannica, con innovazione di lessico ed espressività poetica, tanto da far parlare di una Scuola scozzese nella letteratura esperanto.

 

Il suo salto di qualità e l’ascesa nell’Olimpo dei massimi poeti esperantofoni, è la pubblicazione, nel 1956, del poema in venticinque canti La infana raso (La specie bambina). Il poema fu accettato dal pubblico e dalla critica con entusiasmo e per la novità stilistica e per l’attualità dei contenuti. In venticinque capitoli, o canti, con tecniche poetiche più disparate, Willam Auld esamina l’uomo con le sue complesse ideologie, da vari approcci etici sociali, politici e religiosi. Religioni e caste privilegiate subiscono l’inequivocabile sferza, ironica e satirica, dell’ateo convinto, ma dal volto umano. Auld non perde mai di vista, nel suo poema, un punto focale fermo e saldissimo: il futuro dell’umanità minacciata da pericoli materiali ed ideologici. Egli considera l’uomo un bambino che avrebbe la possibilità di farsi adulto e raggiungere la maturità, se soltanto crescesse moralmente ed evitasse i continui incombenti pericoli. Nei decenni successivi, la sua copiosa produzione poetica, il suo qualificato impegno di saggista, critico letterario e raffinato traduttore consolideranno la sua meritata fama, tanto che i movimenti culturali esperantisti più sensibili lo candideranno al Premo Nobel per la letteratura. Il suo prestigio di poeta e scrittore esperantofono è talmente indiscusso che il suo poema maggiore, La infana raso, comincia ad essere tradotto in alcune delle più diffuse lingue nazionali.

 

In previsione di celebrare degnamente il decimo anniversario della sua morte che cadeva a settembre del 2016, il sottoscritto ha cominciato a lavorare, già qualche anno prima, alla completa versione poetica italiana del poema, con l’ausilio e il consiglio, preziosi e costanti, del Prof. Carlo Minnaja. Il volume bilingue dal titolo La infana raso/La specie bambina è stato pubblicato da Edizioni Nemapress, Alghero 2017, ISBN 978-88-7629-166-1, nel maggio del 2017, grazie alla sensibilità culturale ed all’apprezzamento della sua titolare, la Prof.ssa Neria De Giovanni, nota scrittrice, editrice e critico letterario, alla quale va, sincera, la mia profonda gratitudine.

 

Ĝentileco de Micromega revuo (https://www.micromega.net/mappe-del-nuovo-mondo-carol-oates-william-auld-e-nicolino-rossi/)

Esperanto
(de infana sonĝo ĝis literatura skriblingvo)

de Nicolino Rossi

La revo de infano, naskita meze de la 19a jarcento en juda familio en orienta Pollando, komencas fascinan aventuron, kiu ankoraŭ daŭras: ĝi estas la aventuro de la internacia lingvo Esperanto. La knabo estas Lejzer Ludoviko Zamenhof kiu naskiĝis la 15-an de decembro 1859 en Bjałystok, en orienta Pollando, tiam sub la Rusa Imperio, la plej aĝa filo de Markus kaj Rozalija Sofer. Eta Lejzer estos tiu juna okulkuracisto, kiu sub la pseŭdonimo de Doktoro Esperanto eldonos, en julio 1887, etan grizan libreton de ĉirkaŭ kvardek paĝoj titolita, en la rusa kaj en la nova lingvo: Internacia lingvo. Antaŭparolo kaj kompleta manlibro. Por rusoj. – Varsovio, Kelter, 1887. Tiu ĉi lia planlingva projekto, bazita sur la leksikono de la plej gravaj eŭropaj lingvoj, baldaŭ estos konata kiel la lingvo de Doktoro Esperanto, aŭ simple Esperanto-lingvo. La revo pri unuopa lingvo por la tuta homaro viviĝas en la menso de eta Lejzer ekde tre frua infanaĝo. Dum li ricevas edukadon bazitan sur etikaj principoj en sia familio, ke viroj ĉiuj estas fratoj, la socia ŝtofo de eta Bjałystok, en kiu li vivas, montras la kontraŭan vizaĝon.

 

Konfliktoj kaj disputoj estas ofta scenaro sur la stratoj de la urbeto kun loĝantaro formita de malsamaj etnoj: poloj, judoj, germanoj, rusoj, litovoj. Edukita en multlingva familio, la malgranda Lejzer estas tre sentema al la lingva elemento, kiu trapenetras la teksaĵon de la urba komunumo, kiu lin ĉirkaŭas. Hejme, patro Markus, instruisto pri la germana kaj la franca, parolas la rusan dum patrino Rozalija uzas la jidan. En frua aĝo Lejzer jam flue parolas la rusan, polan, germanan, havas bonegan scipovon de la franca kaj scipovas legi la hebrean de la Biblio.

 

Jam ĉirkaŭ la ses jaroj Lejzer rimarkis, kiel malsama estas la realo ekster la muroj de la domo, kaj li sentis profundan bedaŭron, preskaŭ intiman "malĝojon por la mondo" pro la konstantaj disputoj, eĉ sangaj, kiuj eksplodis ĉi tie kaj tie en la urbo. La senkuraĝigo de infano, por homa tragedio pli granda ol li, vekas en li nur unu neŝanceleblan sonĝon: "Kiam mi kreskos, mi faros lingvon simplan kaj facilan, la saman por ĉiuj, por ke ĉiuj povu kompreni unu la alian" . Tiu ĉi sekreta revo akompanas lian adoleskecon kaj mezlernejan junecon en Varsovio, kie li ankaŭ lernas la grekan, latinan kaj anglan, kaj puŝas lin studi kaj esplori mondlingvon bazitan sur la leksika heredaĵo de la plej konataj eŭropaj lingvoj, strukturita en simpligita gramatiko. al la esencajoj. Tiel inter 1878 kaj 1887, tra tri sinsekvaj etapoj de ellaborado, li alvenas al la definitiva skizo de la nova planlingvo kiun li nomas Lingvo internacia, aŭ internacia lingvo.

 

Preta la lingvo, vi devas uzi ĝin. La publikigo de Unua libro, la Unua Libro de la Lingvo Internacia, okazas la 26-an de julio 1887 en Varsovio, venkinte financajn kaj cenzurajn malfacilaĵojn: de tiu tago realiĝis la revo de la knabo el Bjałystok: Esperanto vivas, disvastiĝas, riĉiĝas, fariĝas en la daŭro de kelkaj jardekoj la lingvo de komunikado kaj krea verkado por centoj, miloj da parolantoj sur ĉiuj kontinentoj, apartenantaj al la plej diversaj kulturoj. Nur post dek ok jaroj da ekzistado, nenio en la vivo de lingvo, okazas en Boulogne-sur-Mer, Francio, unua internacia renkontiĝo de preskaŭ 900 esperantistoj en aŭgusto 1905. Ĝi estas la unua Universala Kongreso, aŭ Monda Kongreso. de parolantoj de ĉi tiu lingvo. Ĝis tiu momento, komunikilo esence skriba kaj malofte parolata ricevas ĉi tie sian investiturecon ankaŭ de parola lingvo, klara kaj kun agrabla sonoro. La Universalaj Kongresoj de Esperanto okazos ĉiujare, ofte kun miloj da partoprenantoj, kun la solaj interrompoj de la du grandaj militoj, en diversaj urboj de la terglobo. Italio havos la honoron gastigi, ĉi-jare, la 108-an Universalan Kongreson de Esperanto, en Torino de la 29.07 ĝis la 05.08.2023.

 

Esperantistoj, organizitaj en multnombraj lokaj, naciaj kaj transnaciaj grupoj, fakaj asocioj, spertis multajn prestiĝajn atingojn en la daŭro de iom pli ol 130 jaroj: Esperanto ricevis agnoskon de la Ligo de Nacioj en la jaroj 1921-22; Rezolucioj de Unesko favoraj al ĝi, en la Ĝeneralaj Asembleoj de Montevideo 1954 kaj Sofia 1985, statuso de konsultaj rilatoj de Universala Esperanto-Asocio kun UN, en la plej lastaj jardekoj. Tamen la esperantista movado ankaŭ spertis persekutojn ĉe la mano de totalismaj reĝimoj, kun multaj neeviteblaj martiroj: inter tiuj la familianoj de D-ro L. L. Zamenhof, lia filo Adamo mortpafita de la nazioj en 1940, liaj filinoj Lidia kaj Sofia, kiuj mortis a. kelkajn jarojn poste, en fiaj kremaciejoj de la hitlera reĝimo. Ne malpli kruelaj kaj senbazaj, al multaj simplaj esperantistoj, estis la purigoj de Stalin en Rusio:
Eugene Miĥalski (1897-1937), la rusa esperantista poeto, kantisto de amo, proleta revolucio kaj noblaj sentoj, estis ekzekutita en 1937, post la kutima spektakloproceso de tiu reĝimo.

 

Tamen, pontlingvo, kodo de simpla transnacia komunikado, baldaŭ fariĝas lingvo de literatura esprimado. La sama D-ro L.L. Zamenhof tuj sentis, ke la nova lingvo devas esti plifirmigita kaj riĉigita per la kreado de bonegaj kvalitaj literaturaj tekstoj, kaj ĉefe, per tradukoj de klasikaj verkoj el la monda literaturo. Tial, tuj de la komenco, li dediĉis multe da penado al literatura tradukado, elektante teatraĵojn, kiuj ankaŭ povus esti deklamataj, kaj se deklamataj, fariĝi buŝa modelo de lingvo ankoraŭ malmulte parolata. Liaj tradukoj aperas en Esperanto de Hamleto de Ŝekspiro (1894), La ĝenerala inspektoro de Gogol (1907), Ifigenio en Taurido de Goethe, La rabistoj de Schiller, Giorgio Dandin de Molière (1908).

 

Ekde la fruaj jaroj de la dudeka jarcento, verkistoj kaj poetoj de diversaj etnoj, dotitaj per konsiderinda krea talento, komencas uzi Esperanton por verki originalajn verkojn en prozo kaj poezio, atingante bonegajn nivelojn de esprimkapablo kaj lingva novigado: tiaj estas la verkistoj Antoni. Grabowski (1857-1921) kaj Kazimierz Bein (1872-1959), por nomi nur du. Baldaŭ ekfloras esperantlingvaj literaturaj fluoj kaj sentiĝas la bezono fondi gazetarajn korpojn, kiuj gvidas iliajn kreajn liniojn. Naskiĝas la unuaj kulturaj revuoj en Esperanto: la unua estos La Revuo redaktita en Parizo de 1906 ĝis 1914 ankaŭ kun la kunlaboro de Zamenhof. En 1922, en Budapeŝto, naskiĝis unu el la plej prestiĝaj literaturaj revuoj en Esperanto, kun la titolo de Literatura Mondo, kiu ankaŭ estos Eldonejo en la kampo de la Esperanta literaturo, sub la zorgema kaj zorgema redakcio de genia poeto, verkisto , tradukisto kaj esperantista gramatikisto, la hungaro Kálmán Kalocsay (1891-1976), ĉirkaŭ kiu gravis dum dudek jaroj la plej bonaj plumoj de krea verkado, tiel ke ĝi estis nomita la periodo de la Budapeŝta Lernejo, en la historio de la originala Esperanta literaturo .

 

La dua mondmilito fermas aŭ bremsas multajn kulturajn rilatojn, sed jam en la kvindekaj jaroj estas luksa disfloro de verkistoj kaj poetoj kiuj komponas en Esperanto. Inter tiuj elstaras la skoto William Auld (1924-2006), kiu eldonas siajn poemojn en Esperanto en la volumo Kvaropo (Kvarteto) en 1952, kune kun tri aliaj esperantlingvaj poetoj el la brita regiono, kun novigo de leksiko kaj poezia esprimkapablo, por paroli pri skota lernejo en Esperanta literaturo.

 

Lia salto de kvalito kaj la supreniro al la Olimpo de la plej grandaj esperantlingvaj poetoj estis la apero, en 1956, de la poemo en dudek kvin kantoj La infana satin (La infana specio). La poemo estis akceptita de publiko kaj kritiko kun entuziasmo kaj pro la stila noveco kaj pro la aktualeco de la enhavo. En dudek kvin ĉapitroj, aŭ kantoj, kun la plej malsimilaj poeziaj teknikoj, Willam Auld ekzamenas la homon kun siaj kompleksaj ideologioj, de diversaj sociaj, politikaj kaj religiaj etikaj aliroj. Religioj kaj privilegiitaj kastoj suferas la senduban vipon, ironian kaj satiran, de la konvinkita ateisto, sed kun homa vizaĝo. En sia poemo, Auld neniam perdas de vido firman kaj firman fokuson: la estontecon de la homaro minacata de materiaj kaj ideologiaj danĝeroj. Li konsideras la homon infano, kiu havus la eblecon fariĝi plenkreskulo kaj atingi maturecon, se li nur morale kreskis kaj evitus la kontinuajn baldaŭajn danĝerojn. En la sekvaj jardekoj, lia abunda poezia produktado, lia kvalifikita engaĝiĝo kiel eseisto, literaturrecenzisto kaj rafinita tradukisto plifirmigos lian merititan famon, tiel ke la plej sentemaj Esperanto-kulturaj movadoj nomumos lin por la Nobel-premio pri literaturo. Lia prestiĝo kiel esperantlingva poeto kaj verkisto estas tiel nediskutebla, ke lia ĉefa poemo, La infana satin, komencas esti tradukita en iujn el la plej disvastigitaj naciaj lingvoj.

 

Antaŭvidinte inde festi la dekan datrevenon de sia morto, kiu falis en septembro 2016, la subskribinto eklaboris, jam kelkajn jarojn antaŭe, pri la kompleta itala poezia versio de la poemo, kun la helpo kaj konsiloj, altvaloraj kaj konstantaj, de Prof. Carlo Minnaja. La dulingva volumo titolita La infana sateno / La infana specio estis eldonita de Edizioni Nemapress, Alghero 2017, ISBN 978-88-7629-166-1, en majo 2017, danke al la kultura sentemo kaj aprezo de ĝia posedanto, Prof Neria De Giovanni, konata verkisto, redaktoro kaj literaturrecenzisto, al kiu iras mia sincera dankemo.

 

 

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